L'associazione, guidata da Luca de Meo, CEO di Renault, dichiara che l'industria automobilistica ha fatto la sua parte e ha investito miliardi nell'elettrificazione, ma la verità è che "mancano gli altri elementi necessari per questo cambiamento sistemico". Tra questi figurano le "infrastrutture di ricarica e idrogeno", un "ambiente produttivo competitivo", "energia verde accessibile", "incentivi fiscali e all'acquisto" e un "sistema sicuro per l'approvvigionamento di materie prime, idrogeno e batterie".
Di fronte a un settore industriale europeo in difficoltà, l'unica via d'uscita sembra essere il rinvio.
Tuttavia, mentre ACEA spinge per una proroga, ci sono voci che vedono in questa richiesta un pericolo ancora maggiore: l'industria automobilistica europea potrebbe cadere in un'agonia prolungata.
Secondo Transport & Environment, un ritardo nell'introduzione delle normative non farebbe altro che ritardare il crollo definitivo. L'organizzazione chiede ai legislatori europei di mantenere la rotta e di accelerare persino gli investimenti per stimolare la domanda di veicoli elettrici.
Le attuali normative CAFE (Corporate Average Fuel Economy) prevedono che le emissioni di CO2 delle nuove auto vendute nel 2025 debbano essere ridotte del 15% rispetto al 2020, con un limite di 93,6 g/km. Un obiettivo già ambizioso, che diventerà ancora più severo nel 2030, quando le emissioni dovranno scendere a 49,5 g/km, fino a raggiungere un livello di zero emissioni entro il 2035. Tuttavia, se l'attuale ritmo di adozione dei veicoli elettrici continuerà, l'Europa potrebbe mancare questo obiettivo ben oltre il 2040.
Il futuro dell'industria automobilistica europea è appeso a un filo. L'adozione di misure decise e immediate è l'unica possibilità per evitare una catastrofe che potrebbe cancellare decenni di leadership industriale nel continente.