L’obiettivo dichiarato è rivoluzionare l’efficienza del governo attraverso la riduzione della burocrazia, l’eliminazione di regolamentazioni eccessive e la ristrutturazione delle agenzie federali. Nei colloqui preliminari, Musk ha parlato di possibili tagli al bilancio federale fino a 2.000 miliardi di dollari. Il ministero, che inizialmente opererà come ente consultivo in attesa dell’approvazione del Congresso, si è posto una scadenza ambiziosa:
Questa trasformazione dovrà essere completata entro il 4 luglio 2026, data simbolica del 250° anniversario dell’indipendenza americana.
DOGE: un nome che fa parlare di sé!
La scelta dell’acronimo DOGE non può passare inosservata. È interessante notare come un acronimo apparentemente burocratico crei un legame sottile tra la serietà di un’iniziativa governativa e l’innovazione dirompente del mondo crypto.
Elon Musk ha una lunga storia con le criptovalute e un legame particolarmente personale con Dogecoin.
Tesla aveva investito 1,5 miliardi di dollari in Bitcoin, stabilendo un precedente significativo per l’adozione aziendale delle criptovalute. Ma con Dogecoin il rapporto è ancora più personale: i suoi tweet hanno ripetutamente influenzato il valore della "moneta meme", al punto da valergli il soprannome di “Dogefather”. Tesla ha persino accettato Dogecoin per alcuni prodotti di merchandising e SpaceX ha annunciato la missione “DOGE-1” sulla Luna, interamente finanziata in Dogecoin.
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Questo legame ha portato alcuni osservatori a ipotizzare una possibile integrazione delle tecnologie blockchain nel processo di modernizzazione del governo, anche se al momento non ci sono indicazioni ufficiali in tal senso.
Uno sguardo al futuro: cosa possiamo aspettarci?
Considerando il background di Musk e il suo approccio alla tecnologia, è ragionevole aspettarsi alcune innovazioni significative. Oltre alla blockchain, è probabile che l’automazione sia al centro della trasformazione. Si può immaginare l’implementazione su larga scala di sistemi RPA (Robotic Process Automation), simili a quelli che hanno rivoluzionato le linee di produzione di Tesla. Un altro passo inevitabile sembra essere la standardizzazione delle API tra le agenzie governative – un cambio di paradigma che potrebbe finalmente eliminare i silos informativi che da sempre caratterizzano l’amministrazione pubblica.
Nel campo della sicurezza, le sfide saranno rilevanti. La necessità di proteggere sistemi sempre più interconnessi richiederà presumibilmente una completa revisione dei framework di cybersicurezza statale.
Il contrasto con l’Europa
Il confronto tra l’approccio DOGE e il modello europeo merita un’attenta analisi. Mentre negli Stati Uniti si assiste a una “rivoluzione dall’alto”, guidata da figure del settore tech privato con un chiaro mandato per aumentare l’efficienza globale, la struttura organizzativa europea suggerisce un approccio diverso.
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IIn Germania, le competenze sono distribuite tra diversi ministeri specializzati: il Ministero federale dell'Interno e della Patria, il Ministero federale per il Digitale e i Trasporti (BMDV) e l'Ufficio federale per la sicurezza informatica (BSI). La Svizzera opera attraverso la Verwaltung Digitale Schweiz (DVS), la gestione digitale federale e la Schweizerische Informatikkonferenz. Il coordinamento delle iniziative di digitalizzazione è affidato a varie istituzioni, tra cui l’Ufficio federale dell’informatica e delle telecomunicazioni (BIT) e l’Ufficio federale delle comunicazioni (BAKOM), riflettendo un approccio federalista anche nel contesto della modernizzazione.
L’architettura di questi sistemi – con ministeri e agenzie specificamente orientati alla digitalizzazione – suggerisce che l’approccio parta più dagli strumenti digitali che dal problema dell’efficienza in sé. Si tratta più di una percezione che di una certezza, sostenuta dalla scelta di creare dipartimenti focalizzati sulla trasformazione digitale piuttosto che su un aumento sistemico dell’efficienza.
Nel resto d’Europa si osserva uno schema simile, con strutture mirate alla digitalizzazione. Tuttavia, questa frammentazione organizzativa non è l’unico ostacolo all’efficienza. L’approccio regolatorio europeo, esemplificato dall’AI Act, potrebbe rappresentare un ulteriore freno a un reale incremento dell’efficienza. Mentre gli Stati Uniti si preparano a sfruttare ogni strumento disponibile, incluse le intelligenze artificiali più avanzate, per ottimizzare i processi governativi, l’Europa si muove in un quadro normativo che, pur tutelando i diritti dei cittadini, rischia di rallentare l’innovazione in tutti i settori.
Mentre l’approccio DOGE persegue un ampio mandato di ottimizzazione, in cui la digitalizzazione è solo uno degli strumenti possibili, la struttura europea sembra suggerire un percorso in cui la digitalizzazione è il punto di partenza. Va sottolineato che si tratta di una lettura interpretativa basata sulla struttura organizzativa visibile: solo il tempo e i dati concreti diranno se questa visione sarà confermata o smentita.
Nei prossimi anni, il confronto tra questi approcci – la rivoluzione problem-driven americana e l’evoluzione apparentemente tool-driven europea – offrirà spunti interessanti per comprendere quale sia il percorso più efficace verso la modernizzazione dello Stato.
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Dalla blockchain all'integrazione nei sistemi BMS-->