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Il consumo di suolo in Europa: una sfida cruciale per la sostenibilità

10.12.2024

L'Unione Europea ha stabilito, nell'ambito della Strategia per il Suolo 2030 e del Green Deal europeo, l'ambizioso obiettivo di raggiungere il "consumo netto di suolo pari a zero" entro il 2050. Allo stesso tempo, la nuova direttiva sulla prestazione energetica degli edifici (EPBD EU/2024/1275) mira a decarbonizzare l'intero patrimonio edilizio entro lo stesso anno. Questo crea una sinergia tra gli obiettivi di conservazione del suolo e di efficienza energetica.

Per comprendere la necessità di un intervento, è fondamentale analizzare uno dei fenomeni critici che mettono a rischio la sostenibilità del territorio: la cementificazione del suolo.

La cementificazione del suolo si riferisce alla copertura permanente delle aree naturali con materiali artificiali e impermeabili come cemento, asfalto, edifici o altre strutture. Questo processo modifica radicalmente le proprietà fondamentali del suolo e compromette la sua capacità di fornire servizi ecosistemici essenziali. Un suolo naturale svolge molte funzioni cruciali: regola il bilancio idrico, supporta la biodiversità, immagazzina carbonio, mitiga le temperature estreme e fornisce nutrienti essenziali per la vegetazione. Tuttavia, quando il suolo viene sigillato, queste funzioni sono irrimediabilmente compromesse, con conseguenze significative sia a livello locale che sistemico, come il cambiamento del microclima locale con aumenti di temperatura fino a 2-3 °C.

In Germania si perdono ogni giorno 56 ettari di suolo, equivalenti a circa 79 campi da calcio, ovvero circa lo 0,057% della superficie nazionale all’anno. In Svizzera si registra una perdita simile (0,053%), con 6 ettari di suolo al giorno, prevalentemente terreni agricoli, mentre l’Italia presenta valori inferiori, circa lo 0,024%. Tuttavia, il problema principale non risiede nei valori percentuali, ma nella loro distribuzione geografica e negli effetti cumulativi. La cementificazione si concentra sistematicamente nelle aree ecologicamente più preziose: zone fluviali, pianure fertili e aree periurbane ad alta produttività agricola.

Il rapporto "Consumo di suolo, dinamiche territoriali e servizi ecosistemici 2024", redatto dal Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente (SNPA) e coordinato dall’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA), fornisce un'analisi dettagliata del caso italiano.
Il danno economico è stimato tra 8,2 e 10 miliardi di euro all’anno, dovuto alla perdita di servizi ecosistemici come la regolazione climatica, la protezione dall’erosione, l’impollinazione, la produzione agricola, la biodiversità e, in particolare, la regolazione del bilancio idrico. Circa 400 milioni di euro annui sono attribuiti al cosiddetto "effetto spugna", ovvero la ridotta capacità del suolo di assorbire e trattenere l'acqua piovana, aumentando così il rischio di inondazioni e diminuendo la ricarica delle falde acquifere.

Considerando il valore del capitale naturale perso permanentemente (stock) tra il 2006 e il 2023, questo ammonta a 19,5-24,7 miliardi di euro, principalmente a causa della perdita di funzioni ecologiche del suolo. Questi miliardi rappresentano una perdita economica significativa, che incide direttamente sulla capacità del Paese di investire in infrastrutture e servizi essenziali.


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Foto: "Gli anni dell'acqua" – Faenza, 18 maggio 2023.
Francesco Onati per il concorso fotografico "Uno scatto per raccontare il cambiamento".